WIKI SAN VITO

22 11 2013

San Vito è una strada.
Ma se guardi bene non è solo una strada.
San Vito è una collina.
Ma se cerchi bene questa collina nasconde tanti piccoli segreti e luoghi fantastici.
San Vito sembra fuori dal mondo.
Ma San Vito è stato uno dei primi luoghi di Montelupo ad aprirsi al turismo e non è difficile trovarci dei pullman di gente venuta da chissà quali parti del mondo.
San Vito è stato breve farlo.
Ma il tempo e gli uomini hanno preso tutta la storia per modellarlo e renderlo un luogo unico.

WIKI SAN VITO

Ricordi:
– Qui ricordo il tempo passato con il mio compagno di Scuola Rocco Guglielmi

Idee & Ideali:
– Qua sono indeciso su quale strada prendere, attraversando un bosco e facendo una salita

Proposte:
– Qua racconto il sogno del Gruppo Astrofili di Montelupo che stanno Costruendo la Casa delle Stelle

Colonna Sonora: Tribute dei Pasadenas





L’Osservatorio Astronomico San Vito [ovvero La Casa delle Stelle]

21 11 2013

Non so se un giorno farò una classifica di tutti gli incontri che ho fatto grazie a questo Blog.
Sicuramente quello che ho fatto con il Gruppo Astrofili di Montelupo avrà un posto speciale.
Dal cimitero salgo un viottolo in mezzo al bosco.
Appena arrivo a uno spiazzo vedo l’Osservatorio di San Vito.
Non è ultimato ma rispetto a quando fu messa la prima pietra adesso se ne sta là, in mezzo al bosco, un po’ nascosto, che spunta sopra la collina.
Il posto ideale per osservare il cielo di notte, lontano da qualsiasi fonte luminosa.
Ad aspettarmi trovo Maura Tombelli.
Insieme a lei altri membri del Gruppo che con passione stanno portando avanti questo progetto.
Arrivano un po’ alla spicciolata.
Oltrepassiamo il cancello e cominciamo la visita dell’Osservatorio in costruzione.
Prima la sala didattica, grande 9 X 9, dove potranno entrare una cinquantina di persone. Grazie all’informatica, che da quando il centro è stato progettato ha fatto passi da gigante, sarà possibile proiettare il cielo.
Poi passiamo alla sala per l’elaborazione dati dove le osservazioni del telescopio saranno trasmesse ai PC.
In mezzo a questa stanza c’è lui. Il Pilastro del Telescopio.
Tutto qua ruota intorno a lui che è il cuore della struttura. Il Pilastro è poggiato direttamente a terra e non deve sentire le vibrazioni.
Poi saliamo al piano superiore. Arriviamo in uno spazio circolare. Intorno ad esso fuori c’è un terrazzo dove sarà possibile mettere dei telescopi portatili per poter consentire a tante persone di fare le osservazioni.
Poi ci fermiamo vicino a dove il pilastro arriva. Un luogo dalla forma cilindrica.
Piano piano arrivano tanti altri membri del gruppo.
Tre, quattro, cinque, sei. Anziani, giovani, ragazzi, uomini, donne. Sette, Otto, nove, dieci, undici.
Continuano ad arrivare e io non riesco a crederci che siano qua tutti per me.
Non sono un giornalista, non sono nessuno.
Faccio finta di nulla e continuo a parlare, a fare domande senza trasparire emozione.

L’idea dell’Osservatorio nasce nel 1995.
Il 28 agosto 1994 Maura Tombelli finisce sotto le luci dei riflettori perché insieme a Andrea Boattini scopre un asteroide pericoloso per la terra. Questa attività è chiamata Spaceguard. Era la prima volta che succedeva in Italia. Da qui l’idea di costruire un posto fisso a Montelupo per questo tipo di osservazioni e l’idea di creare un’associazione che potesse seguire questo progetto. Da allora, al gruppo iniziale di 7 persone si sono unite circa 90 soci. Uno dei Gruppi Astrofili più grandi della Toscana e sicuramente uno dei più attivi del territorio nazionale. Tra i soci più appassionati hanno professori di Arcetri. Vantano collaborazioni nazionali e internazionali con i principali osservatori.
La loro principale attività è quella didattica, di ricerca. Realizzano degli Incontri di Astronomia dove raccontano i misteri e segreti del cielo stellato.
In verità lo scopo di questo edificio nel bosco non è solo quello di osservare le Stelle ma quello di costruire un vero e proprio CENTRO SCIENTIFICO.
Dove oltre alle stelle si possano studiare le erbe, i minerali, la botanica e tutte le altre scienze che sarà possibile divulgare. Ad esempio una volta terminati i lavori in muratura c’è l’idea di creare un giardino sotto forma di Sistema Solare. Insomma un vero e proprio campo didattico per educare i ragazzi alla passione delle scienze.
In fondo molti ragazzi hanno cominciato con loro e sono diventati uomini di scienza: Boattini Andrea che ora è diventato un ricercatore specializzato in comete e asteroidi in Arizona a Catalina o Guidetti Daria specializzata in onde radio astronomiche in Germania. Ma l’elenco potrebbe continuare.

Dodici, tredici, quattordici, quindici sedici.
Gli Astrofili continuano ad arrivare e io a parlare. Comincio a provare un po’ di imbarazzo.
Si vede che ci tengono a questo posto, è come se fosse casa loro. Ma quanta fatica per portare avanti quest’opera.

8 anni per cominciare, il permesso della Forestale, dei Beni Culturale, del Comune. Questo è un luogo che deve tanti grazie a tante persone. Al Drighi che ha regalato il terreno, all’architetto Massimiliano Marconicini, ad Aldobrandini che donerà il terreno per il parcheggio ultimati i lavori, ai volontari che hanno liberato il piazzale e fatto altri mille lavori.
E a Maura che ha fatto di questo posto forse il principale obiettivo della sua vita, tralasciando spesso tutto e tutti. Una passione nata fin da piccola, fin da quando con suo padre si stendeva per terra la notte del 10 agosto e lui gli insegnava dove era l’Orsa Maggiore.

Sono tutti intorno a me e ho voglia di fare qualche domanda strana.
Non voglio che ricordino questo momento come uno dei soliti che i giornali in questi anni gli hanno riservato. E nasce un botta e risposta con tutti i soci.
Cosa è che piace di più ai bambini? Gli anelli di Saturno, sentissi i loro ohhh di ammirazione.
Quando vi trovate? Ogni primo lunedì del mese al Nautilus ma facciamo iniziative in continuazione, dove ci chiamano andiamo.
C’è un appuntamento al quale siete affezionati? I nostri Star Party a Montignoso.
C’è un ente al quale siete legati? Alenia Spazio, là ogni ingegnere ha un nome di un asteroide, partecipiamo a corsi e conferenze e Claudio Casacci responsabile pubbliche relazioni è un amico.
A chi dedicherete il nome di questo Centro? A Beppe Forti, insegnante e astronomo di Arcetri.
Cos’è che affascina nel cielo? Margherita Hack diceva che non ci rendiamo conto della bellezza, siccome è sotto gli occhi di tutti, se ce lo togliessero la gente pagherebbe per vederlo (spero di ricordarmi bene la citazione..)
Siete legati a qualche costellazione in particolare? A CEFEO che ha la forma di una casa, l’abbiamo messa anche sulla prima pietra perché questa è la CASA DELLE STELLE!
E gli Alieni? E la religione? E…
Non finisco più di far domande. Non verrei più via. Non credo che mi ricapiteranno tanti altri momenti come questi nella mia vita.
Cito tutti i nomi delle persone che sono venute a raccontarmi le stelle e che mi hanno fatto emozionare. Grazie, grazie, grazie.
Marcello Poggianti
Egisto Masotti
Duccio Bartolini
Anna Kulharskya
Alessandro Fossi
Soele Fossi
Giorgio Interrante
Samuele Interrante
Jury Mazzanti
Alex Mazzanti
Mario Bartolini
Brunetto Baldi
Iole Goli
Elisabetta Cioni
Sandro Bartolini

E lei Maura Tombelli. Presto arriverò a Samminiatello e tornerò a parlare di stelle.

P.s.: chi volesse aiutare il Gruppo Astrofili può versare un contributo a IT10 A061 6037 96000 0001 3827 C00 intestato a gruppo Astrofili Montelupo presso Banca CR Firenze ag Montelupo Fiorentino.
E’ detraibile dalle tasse e contribuisce a realizzare un sogno.

Colonna Sonora: Figli delle Stelle di Alan Sorrenti





San Vito in Fior di Selva [ovvero Da dove vengono le uova?]

20 11 2013

Per me San Vito è Rocco Guglielmi.
Rocco è un mio ex compagno di Scuola delle Scuole Medie.
Eravamo nella sezione B. Un anno siamo stati compagni di banco. In fondo, ultima fila, eravamo sempre a darci noia.
Frizzini, collini, biscotti, si ruzzava! Me lo ricordo che aveva paccate di figurine vinte giocando con gli altri compagni di classe.
Rocco non stava fermo un attimo in classe. Non riuscivi a tenerlo nella stessa posizione per più di trenta secondi e io non capivo perché.
In questi giorni l’ho cercato perché non riuscivo a passare da San Vito senza non pensare a lui.
L’ho raggiunto telefonicamente, ora abita a Prato ma trovarlo al telefono è stato bello.
Lui ha vissuto a San Vito dal 1972 al 1995.
Suo padre lavorava per una casa della Tenuta di San Vito che quando era piccolo era solo una Azienda Agricola e gli era stata concessa in cambio del lavoro una casa. Una casa che dietro aveva il bosco e davanti una vigna. Una casa che oggi è diventata un appartamento per turisti. E Rocco era là quando cominciarono a costruire la piscina, cominciarono i lavori di ristrutturazione e arrivarono i primi tedeschi. Uno dei primi agriturismi della zona.
Qua appartiene un po’ tutto alla Famiglia Drighi e Rocco viveva libero in questo piccolo regno sulle colline sopra Camaioni.
Camaioni aveva ed ha uno stretto rapporto con San Vito: quassù c’è il cimitero dove sono sepolti molte persone di Camaioni, quassù una volta all’anno viene fatta una festa, il 15 giugno, che è la festa di San Vito appunto.
E San Vito era ed è legata a Camaioni: la Tenuta ha sempre avuto bisogno della manodopera di tanti abitanti di Camaioni e a Comunione si andava a Camaioni a seguire il catechismo. Come Rocco.
Che ci andava a piedi. Come me. Ma se io l’ho fatto per sfizio lui lo faceva quasi tutti i giorni.
E si divertiva come un pazzo. Passava in mezzo ai sentieri, alle scorciatoie, in mezzo ai ruscelli, gli alberi.
Nel bosco insieme ad altri bambini scopriva le grotte dove si erano nascosti i partigiani, o nei campi trovava le fortificazioni da dove i mortai bombardavano Capraia. Giocava nel laghetto insieme a Neri Gazzulli, o sempre con il suo amico cavalcava a pelo di cavallo.
Nel 1985 quando arrivo la grande nevicata San Vito rimase isolata 15 giorni: sotto un metro e mezzo di neve pensate che Rocco potesse starsene fermo? Via con gli slittini fatte con le camere d’aria.
Poi arrivarono i motorini e allora via in motorino. Spesso sconfinava a Malmantile dove forse aveva più amici che a Montelupo.
Ma a San Vito e al suo bosco tornava sempre volentieri.
Per lui era un mondo magico. Che un po’ rimpiange oggi, che ha due bimbi piccoli: gli piacerebbe farli crescere lassù.
Ma lo sai Simone, mi racconta, che a scuola da mio figlio le maestre hanno chiesto: Da dove vengono le uova?
E uno ha risposto dal Supermercato! Non è trovi che sia triste Simone.
Si Rocco, trovo che sia triste e ora, a distanza di tanti anni capisco a cosa era dovuta la tua irrequietezza.
Quando uno è abituato alla libertà è difficile rinunciarci.

Colonna Sonora: Free Bird dei Lynyrd Skynyrd





Via SanVito [ovvero Io presi la meno battuta]

19 11 2013

Parcheggio l’Auto alla Chiesa di San Vito e Modesto sopra Camaioni.
Comincio a salire.
Passo Brugnano, che per qualcuno è il “paese di Brugnano, ma sono tre case.
La strada sale abbastanza.
Arrivo alla deviazione per Luciano, quella che porta alla chiesina di San Michele.
La salita si impenna, si entra nel buio e la strada sembra diventare un sentiero. Si c’è l’asfalto ma le radici, le erbacce e i rami lo fanno sembrare una strada nel bosco. Quella che da sempre batto poco. Prendo le mani e mi chiudo la maglia di lana. Fa un po’ freddo e tira vento. La barba che da qualche giorno mi sto facendo crescere mi prude un po’. Mentre salgo e guardo i ciglioni, i fossi, le foglie cadute, mi chiedo se è la strada giusta, se le mie azioni, le mie parole sono corrette, se tutto quello che sto passando in questo periodo valga la pena, questa camminata, queste fatiche.
Polvere vola in un occhio.
Mi fermo e cerco di toglierla. Una lacrima mi esce. Ma esce perché deve uscire. Non sto piangendo, anche se mi sento un po’ così.
Il mio momento orso finirà. Ho bisogno di starmene solo e questa strada in salita mi aiuta.
Il Paretaio, Brucina. Luoghi misteriosi che non conosco scorrono intorno a me.
Siamo sicuri che sia sempre lo stesso paese di cui faccio parte?
In ognuno di noi c’è un lato scuro, come questo bosco, sortirne insieme a qualcuno o sortirne da soli?
Dai Simone, avanza! Non farla lunga.
Due donnine al termine del confine ti dicono che là c’è Malmantile e che devi tornare indietro.
Ancora le idee chiare non ce l’ho su tutto.
Ma ce l’ho su quello che non sono disposto a fare.
E’ la strada meno battuta. Ne pagherò le conseguenze.

LA STRADA NON PRESA:
Divergevano due strade in un bosco
Ingiallito, e spiacente di non poterle fare
Entrambe essendo un solo, a lungo mi fermai
Una di esse finché potevo scrutando
Là dove in mezzo agli arbusti svoltava.

Poi, presi l’altra, che era buona ugualmente
E aveva forse i titoli migliori
Perché era erbosa e poco segnata sembrava;
Benché, in fondo, il passare della gente
Le avesse davvero segnate più o meno lo stesso,

Perché nessuna in quella mattina mostrava
Sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.
Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
Dubitavo se mai sarei tornato.

Questa storia racconterò con un sospiro
Chissà dove tra molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, e io…..
Io presi la meno battuta,
E di qui tutta la differenza è venuta.

– Robert Frost –

Persone incontrate: Due signore anziane
Esercizi: Agriturismo San Vito in Fior di Selva
Appunti:
Manca un cartello e della Frazione e della Città
Toponomastica: via dedicata al Santo Patrono di questa zona di Montelupo
Colonna Sonora: Dust in the Wind di Kansas