Via Europa [ovvero Classe Terza B]

16 12 2013

C’è una cartina dell’Europa alla parete della mia classe.
La mia classe è la terza B.
Ci sono tutti i colori degli stati: giallo, arancio, verde, azzurro.
Il mio banco è proprio sotto. Quando mi annoio la guardo sempre e mi imparo le capitali.
La professoressa di Italiano, Anna Maria Guarnieri sta per dire il titolo del tema.
E’ l’ultimo dell’anno.
Piego il foglio protocollo a righe in due. Metto la penna a quattro colori in cima al banco.
Mi giro indietro. Non riesco a star fermo sulla sedia.
Ci sono tutti i miei compagni. Anche loro hanno colori strani, molto accesi: giallo, arancio, verde, azzurro.

Paolo Giorgi: Paolino, con lui ci ho fatto le elementari, con lui vengo spesso a piedi a scuola, da lui vado a fare merenda e giocare dopo scuola. Paolo è mancino e stare con lui stare nello stesso banco è un casino.
Alessio Villani: lui è il mio miglior amico, facciamo a gara a chi prende di più nei voti e ci divertiamo a programmare il computer della scuola, il primo. Il Basic.
Tania Pallanti: lei è quella che mi piace da morire, ma chi c’ha il coraggio di dirglielo; anche lei è timida, gli piace disegnare, suo padre è ceramista e sta proprio in cima al castello, lunghi capelli neri e occhi scuri. Quando mi guarda mi squaglio.
Verusckha Cocchini: lei è la ballerina, mi piace parecchio anche lei, ma non come Tania, di cui è la miglior amica, sempre nel banco insieme, bionda e dai modi gentili.
Antonella Gagliardi: lei la più minuta della classe, una speperina, piace tanto a Paolino, sorriso grande e molto femminile.
Sandro Vezzosi: il figlio del pasticcere, sempre molto tranquillo, simpatico e piacevole.
Marco e Gianluca Marzi: che non sono parenti ma avevano lo stesso cognome, uno alto e divertente, uno più piccolo e gran giocatore di figurine.
Rocco Guglielmi: lui è di San Vito, non riesce proprio a stare fermo, mi riempie sempre di collini e di fronntini.
Patrizia Bochicchio: di Fibbiana, forse gli piaccio forse no, molto timida e riservata.
Andrea Borri: di San Quirico come me e con il quale faccio a gara a leggere più libri possibili.
Bernardo Di Giorgio: scalmanato ma troppo simpatico, è di Citerna e spesso viene da me a studiare.
Michela Bini: anche lei di Fibbiana, i suoi vendono il pesce, sempre con il sorriso e i grandi occhi dietro gli occhiali.
Bruno Cioni: tubino, di Fibbiana, che nei modi sembra più grande di tutti, quasi un adulto.
Gianni Gazzarri: Cabrini, il campione della classe, il fuoriclasse, inutile mi dribla sempre.
Eppoi le altre femmine con le quali ho sempre poco avuto a che fare: Ilaria Calamai, Katiuscia Martinelli, Serena Castiglioni, Romina Corsani.

La nostra Classe, la sezione B fa francese, come la A.
Lo facciamo con la Masotti, geografia la facciamo con Grassini, matematica la facciamo con il Mori, severissimo e dai baffi, che gioia prendere buono con lui, che non ne dava mai, eppoi Tamaro il professore di Ginnastica fissato con il rugby, il Gamucci professore di musica col il flauto, e il Aristodemo Vignozzi professore di tecnica, che abita all’Erta.

Stamattina prima di entrare ci siamo messi a giocare con una pallina da tennis in uno scantinato. Lo facciamo tutte le mattine. Cabrini è troppo forte, ma anche Rocco tira certe lecche. Anche nell’intervallo.
E la ricreazione? E le camminate da casa fino a scuola (altro che Pedobus), e la grande neve? E il Mazzanti ed Amnesty International? E il concorso sui campi di sterminio e l’ANED. E la palestra con il quadro svedese? E le gite?

La Guarnieri sembra una nobile di altri tempi, come mi piace il suo modo di fare, è anche vicepreside: ecco che ci da il titolo.
SEI FELICE?

Si sono felice. Felice di essere in questa scuola, con i miei compagni, con questi professori e bidelli, sono felice di essere giovane, felice che a tutti i problemi ci pensano i miei, felice di avere una casa, felice di cercare l’amore, felice di cercare il futuro, felice di cominciare a conoscere la solitudine, felice di cercare di meritare un’altra vita, felice di vivere quella stagione bella e tremenda allo stesso tempo, in cerca di identità, che si chiama adolescenza…

Davanti a quella cartina, su quel banco verde, su quel foglio protocollo bianco a righe piegato in due ho capito che mi piaceva scrivere.
Cominciai allora e non la smetto più.
Senza errori (o quasi) tirai fuori tutto quello che avevo dentro.
Grazie a quella professoressa, anche oggi dopo tanto tempo, sto ancora cercando di finire quel tema.
E dentro ci metto colori strani, molto accesi: giallo, arancio, verde, azzurro.

Appunti: Questa via funge da accesso secondario per le Scuole Baccio Sinibaldi
Persone Incontrate
: Renzo Grazzini e Simone Grazzini
Toponomastica: via dedicata al nostro continente.
Colonna Sonora: Compagno di Scuola





San Vito in Fior di Selva [ovvero Da dove vengono le uova?]

20 11 2013

Per me San Vito è Rocco Guglielmi.
Rocco è un mio ex compagno di Scuola delle Scuole Medie.
Eravamo nella sezione B. Un anno siamo stati compagni di banco. In fondo, ultima fila, eravamo sempre a darci noia.
Frizzini, collini, biscotti, si ruzzava! Me lo ricordo che aveva paccate di figurine vinte giocando con gli altri compagni di classe.
Rocco non stava fermo un attimo in classe. Non riuscivi a tenerlo nella stessa posizione per più di trenta secondi e io non capivo perché.
In questi giorni l’ho cercato perché non riuscivo a passare da San Vito senza non pensare a lui.
L’ho raggiunto telefonicamente, ora abita a Prato ma trovarlo al telefono è stato bello.
Lui ha vissuto a San Vito dal 1972 al 1995.
Suo padre lavorava per una casa della Tenuta di San Vito che quando era piccolo era solo una Azienda Agricola e gli era stata concessa in cambio del lavoro una casa. Una casa che dietro aveva il bosco e davanti una vigna. Una casa che oggi è diventata un appartamento per turisti. E Rocco era là quando cominciarono a costruire la piscina, cominciarono i lavori di ristrutturazione e arrivarono i primi tedeschi. Uno dei primi agriturismi della zona.
Qua appartiene un po’ tutto alla Famiglia Drighi e Rocco viveva libero in questo piccolo regno sulle colline sopra Camaioni.
Camaioni aveva ed ha uno stretto rapporto con San Vito: quassù c’è il cimitero dove sono sepolti molte persone di Camaioni, quassù una volta all’anno viene fatta una festa, il 15 giugno, che è la festa di San Vito appunto.
E San Vito era ed è legata a Camaioni: la Tenuta ha sempre avuto bisogno della manodopera di tanti abitanti di Camaioni e a Comunione si andava a Camaioni a seguire il catechismo. Come Rocco.
Che ci andava a piedi. Come me. Ma se io l’ho fatto per sfizio lui lo faceva quasi tutti i giorni.
E si divertiva come un pazzo. Passava in mezzo ai sentieri, alle scorciatoie, in mezzo ai ruscelli, gli alberi.
Nel bosco insieme ad altri bambini scopriva le grotte dove si erano nascosti i partigiani, o nei campi trovava le fortificazioni da dove i mortai bombardavano Capraia. Giocava nel laghetto insieme a Neri Gazzulli, o sempre con il suo amico cavalcava a pelo di cavallo.
Nel 1985 quando arrivo la grande nevicata San Vito rimase isolata 15 giorni: sotto un metro e mezzo di neve pensate che Rocco potesse starsene fermo? Via con gli slittini fatte con le camere d’aria.
Poi arrivarono i motorini e allora via in motorino. Spesso sconfinava a Malmantile dove forse aveva più amici che a Montelupo.
Ma a San Vito e al suo bosco tornava sempre volentieri.
Per lui era un mondo magico. Che un po’ rimpiange oggi, che ha due bimbi piccoli: gli piacerebbe farli crescere lassù.
Ma lo sai Simone, mi racconta, che a scuola da mio figlio le maestre hanno chiesto: Da dove vengono le uova?
E uno ha risposto dal Supermercato! Non è trovi che sia triste Simone.
Si Rocco, trovo che sia triste e ora, a distanza di tanti anni capisco a cosa era dovuta la tua irrequietezza.
Quando uno è abituato alla libertà è difficile rinunciarci.

Colonna Sonora: Free Bird dei Lynyrd Skynyrd